venerdì 23 novembre 2012

The Walking Dead e la (mia) vecchiaia

Probabilmente è anche che sto invecchiando, e poi aggiungiamoci che la lacrima facile, con le cose che mi prendono sul serio, l'ho sempre avuta. Un po' come con Il Ritorno del Re, che alla prima all'Arcadia (una delle ultime volte che sono andato al cinema con mio padre) il mio vecchio mi ha praticamente dovuto accompagnare alla macchina, perché ho passato l'ultima mezz'ora a piangere e non vedevo più nulla, e manco riuscivo a smettere. Più di recente, Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno ce l'ha quasi fatta, ma alla fine s'è risolto in un mezzo magone.
Ecco, tutto questo al cinema, o davanti alla TV a rivedere il finale di Battlestar Galactica tanto per farmi del male nerd, mi è successo più volte, ma mai, mai con un videogioco. Ci sono stati gli spaventi, le rabbie, le compulsioni, ma le lacrime no, quelle mai.
Complice appunto la vecchiaia e forse anche l'autunno e chissà cos'altro, sono riuscito a infrangere anche quel tabù. Ci ha pensato l'ultimo capitolo di The Walking Dead di Telltale, No Time Left. Videogioco bellissimo per molti motivi (trovate qui tutte le mie recensioni "ufficiali"), che, oltre a prendermi in maniera smisurata, alla fine mi ha fatto anche aprire i rubinetti come non succedeva da tempo. 
Sarà questo, sarà quello, ma soprattutto credo che siano i personaggi, i più veri e tangibili con i quali mi sia mai capitato di misurarmi in un videogioco. Che al confronto Heavy Rain, che come struttura di gameplay non è che sia poi tanto diverso, sembra un episodio scritto male di Ai Confini della Realtà, e meno male che di meriti ne ha altri.
A parte il dramma mio personale, se vi piace il fumetto ve lo consiglio, se vi piace la serie TV a maggior ragione, e altrimenti recuperatevi prima l'uno, poi l'altra, e nel frattempo scaricatevi questo, che è uno dei migliori giochi del 2012. Ancora più bello perché nessuno se lo aspettava, soprattutto da Telltale.

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