martedì 29 dicembre 2009

Sherlock Holmes - Recensione


La trasposizione cinematografica di un mito letterario è sempre un'operazione delicata, e mancare il bersaglio è davvero facile. In questo senso, Sherlock Holmes è un po' un paradosso. Se la figura dell'investigatore riesce a brillare grazie ad un Robert Downey Jr. in forma spettacolare, e Jude Law fa un meraviglioso lavoro nel ringiovanire e dinamizzare il dottor Watson, se Londra convince nel suo dualismo che la divide tra tempio per occulti riti di stampo massonico e cuore della nascente industria, stesso fascino non riesce a trasmettere il plot, che rivela tutta la sua debolezza sotto una patina di ostentata complessità. E non c'è delitto più grave di lasciare il più grande investigatore di tutti i tempi senza un caso affascinante con cui misurarsi.
Per quanto il supercattivo Lord Blackwood sia affascinante e discretamente interpretato il suo piano appare sconnesso, oltemodo ambizioso e privo di quell'ombra di credibilità necessaria per dare al detective sufficiente filo da torcere; l'elemento occulto risulta quindi slegato dall'estrema concretezza degli scopi finali, ed appare gettato nella mischia più per questioni di moda che di effettiva pertinenza con la vicenda. Gli stessi enigmi che l'investigatore si trova a dover risolvere (la maggior parte dei quali svelati solo nel finale) sono talmente intricati da risultare incomprensibili anche al più acuto degli osservatori, tradendo in buona parte lo spirito di Conan Doyle, che spiegava con grande chiarezza il filo deduttivo nelle sue pagine.
Sebbene l'intreccio risulti vacillante, a rendere lo spettacolo interessante sono le buone trovate registiche di Guy Ritchie, che si conferma abile nel piazzare i suoi obbiettivi nei punti giusti, con una dose d'originalità e d'innovazione non trascurabile; interessante a questo proposito l'utilizzo di una speciale telecamera in grado di dilatare enormemente il girato di un solo secondo, creando dei rallenti incredibilmente definiti e godibili, utilizzati perlopiù nelle divertenti scene di combattimento. Ben dosato è anche l'humour, che senza storpiare i personaggi alleggerisce spesso lo svolgimento.
A rendere in ogni caso godibili le due ore e passa di pellicola sono i due protagonisti, colti tra l'altro in un momento delicato della loro indissolubile collaborazione: complice una famme fatale, Watson è infatti in procinto di trasferirsi e sposarsi, con grande disappunto di Holmes. Dell'investigatore di Baker Street viene restituita un'immagine a suo modo fedele all'originale, con un'enfasi sull'eccentricità ed i famosi squilibri d'umore ben dosata.
Il finale apertissimo accende speranze per un seguito che possa basarsi su una storia più credibile ed ispirata ai famosi casi narrati da Conan Doyle, alimentate dalla comparsa del famigerato professor M. a pochi istanti dalla chiusura. Considerati gli ottimi incassi che la pellicola sta registrando c'è da scommettere che l'annuncio di un sequel non si farà attendere, e per quanto l'attuale pellicola non soddisfi pienamente ci si scopre ad aspettarlo con ansia, non foss'altro che per godere ancora di quella fantastica alchimia che i due protagonisti riescono a creare.

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