mercoledì 2 gennaio 2013

Il meglio e il peggio del 2012


Il 2012 si è chiuso, ed è tempo di bilanci. Non troppo positivi, tanto economicamente quanto dal punto di vista dei contenuti. Il 2012 non è stato, per me, un anno esaltante, sebbene le cose buone non siano mancate. Ecco una raccolta, in ordine rigorosamente sparso, delle mie valutazioni sui nomi più importanti dell’anno.


Miglior Sportivo: su questa categoria faccio poco testo, dato che gioco gli sportivi “classici” tutt’al più per compagnia, ma SSX, complice una passione per i predecessori su Playstation 2, mi ha preso. Non è perfetto, tra inattesi picchi di difficoltà e qualche modalità poco riuscita, ma per 15 e passa ore mi ha tenuto incollato alla tavola.

Da giocare in 2: LEGO Harry Potter – Anni 5-7, a patto naturalmente che vi piacciano i film/libri della saga. Per rilassarsi a quattro mani, nel 2012 non ho trovato di meglio.

Da giocare in 4: con il suo irriverente umorismo, la grafica figa (su PC) e il gameplay orientato al puro divertimento, Borderlands 2 è un passatempo quasi perfetto, a patto di riuscire ad accordarsi con altri tre amici.

La polaccata: ossia l’indie più squattrinato ed estremo dell’anno. Per me, vince a mani basse Legend of Grimrock, scoperto in ritardo, ma validissimo dungeon crawler, da provare assolutamente. Menzione anche per FTL – Faster Than Light, roguelike come si deve.

La tamarrata: Prototype 2 mi ha divertito un bel po’. È una pseudo-fotocopia del primo, non può certo definirsi originale, ma fa il suo dovere con innegabile convinzione. Il premio però va a Sleeping Dogs, tamarro vero, con una Hong Kong un po’ vuota dal punto di vista delle attività secondarie, ma nondimeno bello sfondo alle guerre con la Triade.

Il presuntuoso: Spec Ops: The Line vuole provare a fare la parte del videogioco “evoluto” e autocosciente, ma son tutti specchietti per allodole. Sotto sotto c’è uno sparatutto “alla Gears” appena appena decente, e ben poco altro.

Il mondo parallelo: l’isola di Far Cry 3 è un posto dove ci si lascia il cuore, che ricorderete per un bel pezzo e di cui sentirete la mancanza. Risolvendo varie magange ataviche e facendo un collage tra lo stile del primo e del secondo episodio, Ubisoft ha messo insieme un videogioco eccezionale per pulizia, design e varietà del gameplay.

Lo spacca-mouse: Xcom: Enemy Unknown vince a mani basse su qualunque cosa si controlli con i soli click del mouse. Anche Diablo III mi ha portato via un bel po’ di ore, ma il revival strategico a turni firmato Firaxis è una vera droga, abbastanza godibile anche su console.

La sorpresa: la prima mezz’ora di Dragon’s Dogma è stata un vero disastro. Giravo senza sosta cercando di afferrare un game design che proprio non voleva saperne di apparire sensato ai miei occhi. Se avessi dovuto fare una mia personale previsione di voto in quel momento, avrei sparato una sufficienza risicata. Poche volte le prime impressioni mi hanno tradito così tanto, e alla fine mi sono trovato a spendere più di 40 ore tra gestione delle pedine e combattimenti veramente ostici.

Il migliore: The Walking Dead: The Videogame mi ha veramente colpito. Esorcizzando una volta per tutte le varie becerie che ho sentito su di esso (a partire da “non è un videogioco perché manca la parte interattiva”… come se interattivo fosse solo sinonimo di pestare sui tasti), lo metto al primo posto della mia classifica dell’anno. Ne ho parlato solo bene nelle recensioni “ufficiali” pubblicate su Badgames.it, e continuerò a consigliarlo e difenderlo a spada tratta negli anni a venire.

L’online: bella lotta tra Call of Duty: Black Ops II e Halo 4, ma alla fine vince il secondo. Non mi ero mai granché appassionato al multiplayer proposto dalla saga di Master Chief, ma con questo quarto capitolo sono diventato un vero drogato dell’8 contro 8.

La controversia: l’hanno premiato (quasi) tutti con voti pienissimi, eppure io sono rimasto parzialmente deluso. Forse le mie aspettative erano troppo alte, eppure Dishonored non mi ha convinto del tutto. Comparto artistico notevole, game design originale, ma da metà in poi la magia per me si è un po’ “rotta”, complice qualche falla (secondo me evidentissima) nel design dei livelli e l’eccessivo ripetersi di certe situazioni/soluzioni. Bello sì, ma voglio vedere chi se ne ricorda tra un tot di anni. In questa categoria, per motivi diversi, ci metto anche Journey. Eccezionale lavoro di concettualizzazione, artistico e audio, ma tante belle idee di game design appena accennate e mai davvero approfondite.

In metrò, autobus e treno: Baldur’s Gate: Enhanced Edition su iPad è stata davvero la svolta. Ha i suoi problemini di controllo, soprattutto quando si tratta di entrare negli edifici o raccogliere il loot, ma portarsi in borsa a tracolla il gioco che t’ha segnato l’infanzia vale tutti i soldi del biglietto, e anche qualcosa in più.

La mezza delusione: mi aspettavo molto da Assassin’s Creed III, ma dalle fucine di Ubisoft è uscito un prodotto bello solo a metà, ricchissimo di contenuti ma incompleto, pieno di imprecisioni e bug, affiancato da una trama davvero stanca e prevedibile. Stessa riflessione per Mass Effect 3. Sarei tentato di inserirlo nella prossima categoria, non foss’altro che per il mio personale attaccamento alla saga, ma alla fine non è che sia tutta roba da buttare. Sono soprattutto quelle ultime due ore che proprio non vanno giù.

La delusione totale: mi aspettavo tanto da Kingdoms of Amalur: Reckoning. Forse ci vedevo un po’ troppo una valida alternativa a Skyrim, dotata perdipiù di un combat system solido e impegnativo. Poi mi sono trovato in mano un gioco poco rifinito, per nulla bilanciato in molti aspetti e vuoto in una delle sue componenti fondanti, ossia il free roaming. Esperienza da dimenticare.

Divertenti assortiti: Qui ci mettiamo le cose che mi hanno divertito, ma non esaltato in maniera degna di nota e da imperitura memoria. Tra questi, Darksiders II e Hitman: Absolution, passando per Need for Speed: Hot Pursuit, la prima mezz’ora di Forza Horizon (da lì in avanti, cambia ben poco), Silent Hill: Downpour e Binary Domain.

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