Il 2012 si è chiuso, ed è tempo
di bilanci. Non troppo positivi, tanto economicamente quanto dal punto di vista
dei contenuti. Il 2012 non è stato, per me, un anno esaltante, sebbene le cose
buone non siano mancate. Ecco una raccolta, in ordine rigorosamente sparso,
delle mie valutazioni sui nomi più importanti dell’anno.
Miglior Sportivo: su questa
categoria faccio poco testo, dato che gioco gli sportivi “classici” tutt’al più
per compagnia, ma SSX, complice una passione per i predecessori su Playstation
2, mi ha preso. Non è perfetto, tra inattesi picchi di difficoltà e qualche
modalità poco riuscita, ma per 15 e passa ore mi ha tenuto incollato alla
tavola.
Da giocare in 2: LEGO Harry
Potter – Anni 5-7, a patto naturalmente che vi piacciano i film/libri della
saga. Per rilassarsi a quattro mani, nel 2012 non ho trovato di meglio.
Da giocare in 4: con il suo
irriverente umorismo, la grafica figa (su PC) e il gameplay orientato al puro
divertimento, Borderlands 2 è un passatempo quasi perfetto, a patto di riuscire
ad accordarsi con altri tre amici.
La polaccata: ossia l’indie più
squattrinato ed estremo dell’anno. Per me, vince a mani basse Legend of
Grimrock, scoperto in ritardo, ma validissimo dungeon crawler, da provare
assolutamente. Menzione anche per FTL – Faster Than Light, roguelike come si
deve.
La tamarrata: Prototype 2 mi ha
divertito un bel po’. È una pseudo-fotocopia del primo, non può certo definirsi
originale, ma fa il suo dovere con innegabile convinzione. Il premio però va a
Sleeping Dogs, tamarro vero, con una Hong Kong un po’ vuota dal punto di vista
delle attività secondarie, ma nondimeno bello sfondo alle guerre con la Triade.
Il presuntuoso: Spec Ops: The Line
vuole provare a fare la parte del videogioco “evoluto” e autocosciente, ma son
tutti specchietti per allodole. Sotto sotto c’è uno sparatutto “alla Gears”
appena appena decente, e ben poco altro.
Il mondo parallelo: l’isola di
Far Cry 3 è un posto dove ci si lascia il cuore, che ricorderete per un bel
pezzo e di cui sentirete la mancanza. Risolvendo varie magange ataviche e
facendo un collage tra lo stile del primo e del secondo episodio, Ubisoft ha
messo insieme un videogioco eccezionale per pulizia, design e varietà del
gameplay.
Lo spacca-mouse: Xcom: Enemy Unknown
vince a mani basse su qualunque cosa si controlli con i soli click del mouse. Anche
Diablo III mi ha portato via un bel po’ di ore, ma il revival strategico a
turni firmato Firaxis è una vera droga, abbastanza godibile anche su console.
La sorpresa: la prima mezz’ora di
Dragon’s Dogma è stata un vero disastro. Giravo senza sosta cercando di
afferrare un game design che proprio non voleva saperne di apparire sensato ai
miei occhi. Se avessi dovuto fare una mia personale previsione di voto in quel
momento, avrei sparato una sufficienza risicata. Poche volte le prime
impressioni mi hanno tradito così tanto, e alla fine mi sono trovato a spendere
più di 40 ore tra gestione delle pedine e combattimenti veramente ostici.
Il migliore: The Walking Dead:
The Videogame mi ha veramente colpito. Esorcizzando una volta per tutte le
varie becerie che ho sentito su di esso (a partire da “non è un videogioco
perché manca la parte interattiva”… come se interattivo fosse solo sinonimo di
pestare sui tasti), lo metto al primo posto della mia classifica dell’anno. Ne
ho parlato solo bene nelle recensioni “ufficiali” pubblicate su Badgames.it, e
continuerò a consigliarlo e difenderlo a spada tratta negli anni a venire.
L’online: bella lotta tra Call of
Duty: Black Ops II e Halo 4, ma alla fine vince il secondo. Non mi ero mai
granché appassionato al multiplayer proposto dalla saga di Master Chief, ma con
questo quarto capitolo sono diventato un vero drogato dell’8 contro 8.
La controversia: l’hanno premiato
(quasi) tutti con voti pienissimi, eppure io sono rimasto parzialmente deluso.
Forse le mie aspettative erano troppo alte, eppure Dishonored non mi ha
convinto del tutto. Comparto artistico notevole, game design originale, ma da
metà in poi la magia per me si è un po’ “rotta”, complice qualche falla (secondo
me evidentissima) nel design dei livelli e l’eccessivo ripetersi di certe
situazioni/soluzioni. Bello sì, ma voglio vedere chi se ne ricorda tra un tot
di anni. In questa categoria, per motivi diversi, ci metto anche Journey.
Eccezionale lavoro di concettualizzazione, artistico e audio, ma tante belle
idee di game design appena accennate e mai davvero approfondite.
In metrò, autobus e treno:
Baldur’s Gate: Enhanced Edition su iPad è stata davvero la svolta. Ha i suoi
problemini di controllo, soprattutto quando si tratta di entrare negli edifici
o raccogliere il loot, ma portarsi in borsa a tracolla il gioco che t’ha
segnato l’infanzia vale tutti i soldi del biglietto, e anche qualcosa in più.
La mezza delusione: mi aspettavo molto da Assassin’s Creed III, ma dalle fucine di Ubisoft è uscito un
prodotto bello solo a metà, ricchissimo di contenuti ma incompleto, pieno di
imprecisioni e bug, affiancato da una trama davvero stanca e prevedibile.
Stessa riflessione per Mass Effect 3. Sarei tentato di inserirlo nella prossima
categoria, non foss’altro che per il mio personale attaccamento alla saga, ma
alla fine non è che sia tutta roba da buttare. Sono soprattutto quelle ultime
due ore che proprio non vanno giù.
La delusione totale: mi aspettavo
tanto da Kingdoms of Amalur: Reckoning. Forse ci vedevo un po’ troppo una
valida alternativa a Skyrim, dotata perdipiù di un combat system solido e
impegnativo. Poi mi sono trovato in mano un gioco poco rifinito, per nulla
bilanciato in molti aspetti e vuoto in una delle sue componenti fondanti, ossia
il free roaming. Esperienza da dimenticare.
Divertenti assortiti: Qui ci
mettiamo le cose che mi hanno divertito, ma non esaltato in maniera degna di
nota e da imperitura memoria. Tra questi, Darksiders II e Hitman: Absolution,
passando per Need for Speed: Hot Pursuit, la prima mezz’ora di Forza Horizon (da
lì in avanti, cambia ben poco), Silent Hill: Downpour e Binary Domain.
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