mercoledì 8 febbraio 2012

Millennium, Uomini che odiano le donne - Recensione



Ci sono due modi per approcciarsi a Uomini che Odiano le Donne, la nuova pellicola di Fincher: il primo, e il migliore nell'ottica di far valere i soldi del biglietto, è la completa ignoranza dei confronti del materiale letterario d'ispirazione. Nel caso contrario infatti, in quello che apparentemente è intrattenimento ben confezionato si scopre una rilettura delle pagine di Larsson piatta, asettica e, ciò che è peggio, poco rispettosa dei lati più affascinanti dei personaggi.

L'eredità cinematografica lasciata dalle pagine dello scrittore svedese sembra destinata a un destino triste almeno quanto quello dell'autore stesso. Prima le tre pellicole svedesi, banali, mal girate, prolisse e salvate solo da una Noomi Rapace perfettamente in character, che a Hollywood si sta invece rivelando un totale fiasco. Poi questo fiacco tentativo made in USA, nel quale avevo sinceramente creduto, non tanto per il cast (Craig, e ora posso dirlo con cognizione di causa, nonostante gli evidenti sforzi non era proprio adatto alla parte) quanto per il regista, del quale ho (quasi) sempre apprezzato i lavori.
Non si può dire che questo Millennium sia un film mal confezionato: la regia di Fincher è curata, asciutta quando serve e geniale a tratti, gli interpreti ce la mettono tutta e si vede (Craig riesce con successo a mettere da parte l'ingombrante fisico e a sembrare quasi impacciato, Rooney Mara coglie quasi tutte le sfaccettature del personaggio, Plummer regala persino due sorrisi e Skarsgard non fallisce la scena madre).
Perché quindi non siamo qui a tessere le lodi della pellicola? Semplicemente perché il thriller dark, stilish e ben confezionato manca quasi del tutto il bersaglio quando si tratta di portare i protagonisti sullo schermo, lasciando per strada il lato umano, l'umorismo, l'introspezione (spicciola forse, ma godibile), la solitudine e soprattutto le motivazioni ad agire (qualcosa che viene spesso sottovalutato dagli sceneggiatori). E il problema non sta tanto nella debolezza della storia originale, che trovava la sua forza proprio nei personaggi più che negli avvenimenti (prevedibili), dato che Fincher aveva già dato prova di saperci fare in passato con trame fatte di niente: Zodiac. A mancare qui è proprio la tensione verso la soluzione dell'enigma e la chimica tra i due protagonisti, ossia le colonne portanti del romanzo. Soprattutto la seconda viene risolta con un paio di scene di sesso e poco altro, lasciando perdipiù intendere che tra  Mikael e Lisbeth non ci sia affetto e interesse reciproco, un "amore di plastica" già suggerito nella sequenza d'apertura. E qui si va oltre la rilettura del materiale d'ispirazione, si sconfina semmai nella volontaria deformazione. Per quanto io non sia affatto un sostenitore dell'assoluta fedeltà nei passaggi da un media all'altro, lo stravolgimento dei temi è ben altra cosa.
Due parole d'encomio vale invece la pena spenderle per la colonna sonora firmata Reznor e Ross, efficacissima nei suoi toni dark ed elettronici.
Millennium è un film curato nella forma ma sostanzialmente vuoto, plasticoso tanto quanto gli amori che porta sullo schermo. Può valere i soldi del biglietto, ma solo a patto di non aspettarsi una trasposizione appassionata delle pagine di Larsson, piuttosto un paio d'ore di regia e dialoghi confezionati a dovere, ma senza troppa anima.

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