giovedì 15 luglio 2010

Predators - Recensione

Quando si va a vedere un film come Predators, le aspettative non possono essere troppo alte. Dopo i tragicomici due capitoli di "Alien vs Predator", è già fin troppo chiaro come il brand sia ormai finito in quella spaventosa nicchia di mercato in cui si cerca a tutti i costi di sfruttare il nome senza più alcun intento creativo. Eppure il nome di Rodriguez, per quanto limitato alla produzione, aveva acceso qualche speranza.
Per tentare di trarre il meglio dalla pellicola occorrono due importanti premesse: scordarsi l'originale (inarrivabile, in quanto figlio di un'epoca in cui B-Movie non era sinonimo di schifezza commerciale, bensì di pochi soldi e tante idee) e non farsi troppe domande. La storia, non c'è dubbio, fa acqua da tutte le parti. L'eterogeneo e multirazziale gruppo di soldati e mercenari paracadutato sul pianeta che fa da "riserva di caccia" per i Predator adulti è composto da una schiera di attori male assortiti ed evidentemente poco impegnati, il che non fa che enfatizzare le voragini del plot. Persino l'unico elemento sviluppabile, ovvero la psicologia del gruppo, viene trattato con tanta superficialità da risultare a tratti ridicolo, e fa rimpiangere il sottovalutato "The Cube", cui peraltro Predators si ispira quanto a certe dinamiche di storytelling. Se ciò non bastasse, la storia della "riserva di caccia" fa a pugni con l'immaginario dei film originali, successivamente sviluppato da "Alien vs Predator" e seguito: viene infatti introdotta (dal nulla) una differenziazione tra due tipi di Predator (quelli "grandi" e quelli "piccoli", senza ulteriori delucidazioni) che non vanno affatto d'accordo, e si combattono tra loro. In questo disperato caos fa la sua comparsata un Laurence Fishburne completamente inebetito, che nel tentativo di interpretare il solito tizio impazzito per il prolungato isolamento riesce solo a ridicolizzarsi; fortunatamente, esce di scena molto presto. Tralasciando la scarsissima qualità dello script, il problema più grande rimane nel cast: di Fishburne s'è già parlato, ma è Adrien Brody il vero pesce fuor d'acqua, confermando la sua natura di attore "senza identità" già sospettata in precedenza. Impossibile sapere se prima o poi ne sceglierà una, l'importante è che non sia dia più ai film d'azione, dove nonostante la fisicata media hollywoodiana non riesce proprio ad essere credibile come maschio Alpha. Peccato anche per Danny Trejo, il cui carisma viene del tutto sprecato. Se la psicologia dei personaggi è a pezzi, la storia lacunosa a livelli straordinari, il cast male assortito ed il setting piuttosto banale, cosa può rimanere? Qualche scena d'azione non male e le continue citazioni al film originale, nient'altro. Aggiungendovi una regia appena decente, il risultato è un'ora e mezza di discreto intrattenimento del tutto decerebrato, e guai a farsi troppe domande. 

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