lunedì 30 agosto 2010

L'uomo nell'ombra - Recensione

I film di Polansky hanno indubbiamente qualcosa di unico: belli o brutti che siano, dopo qualche visione il mix di taglio registico e musiche risulta riconoscibilissimo. Quando ho messo su L'Uomo nell'Ombra (come sempre "ottima" traduzione dall'inglese Ghost Writer) non avevo nemmeno idea che si trattasse di una pellicola di Roman (santa ignoranza), ma dieci minuti dopo ne ero assolutamente certo.
Venendo al sodo, non è che si tratti di uno degli esempi di cinema più alti del regista di Cracovia: nonostante i tratti distintivi della sua grammatica registica ci siano tutti, qualcosa nel corso dei lavori è sfuggito di mano e a ridosso di un inizio interessante la pellicola perde via via fascino sino ad un finale spiazzante, inutile, meglio ancora orribile. Fortunatamente il cast funziona come si deve, ed è un bel sollievo, essendo il film strutturato come una pièce teatrale: ambienti chiusi, un generale immobilismo, dialoghi assolutamente portanti. Ewan Mcgregor conferma la sua bravura ma soprattutto la versatitlità che lo contraddistingue, quella capacità di trovarsi a suo agio tanto nei panni del Jedi più famoso di tutti i tempi quanto in quelli di uno scrittore di modeste speranze cui viene commissionata la revisione di una scottante autobiografia dell'ex Primo Ministro britannico. Quest'ultimo, interpretato da un Pierce Brosnan in grande forma che in pochi minuti riesce a dare al personaggio una dimensione credibile ed originale, nasconde ben più di un segreto. Le premesse sono perfette per dare il via alle classiche situazioni polanskyane, fatte di un generale senso di persistente inadeguatezza del protagonista, paranoia, teoria del complotto e manie di persecuzione.
Un film senza dubbio piacevole per la maggior parte della sua durata, che purtroppo finisce per sprecarsi dalla tre quarti in poi, scivolando verso un finale immotivato: anche a volerlo chiamare colpo di scena, si tratta di uno degli esempi più bassi che mi siano capitati per le mani. Consigliato comunque, non foss'altro che per l'indiscutibile effetto magnetico degli intrecci del regista, magari in una serata solitaria e col brutto tempo.

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