martedì 29 giugno 2010

Finch - Recensione

Sono incappato in Finch grazie ai "consigli" di Amazon: in pratica il sito tiene traccia degli acquisti effettuati e li incrocia con quelli fatti da altri utenti, restituendo una serie di letture che dovrebbero adattarsi al mio gusto. Non sempre la cosa funziona, ma nel caso specifico la sinossi disponibile sul sito mi ha incuriosito al punto da convincermi all'acquisto. John Finch è un detective. Eppure non si chiama John Finch, e non è nemmeno un detective.
La città (fantastica) di Ambergris è stretta sotto la dominazione di una specie fungina comunemente nota come "grey caps", funghi antropomorfi che usciti dal ghetto in cui erano confinati hanno lentamente affermato il proprio dominio grazie alle loro impressionanti capacità biologiche. In grado di trasformare le piante in armi, sistemi di sorveglianza e addirittura intere opere architettoniche i grey caps hanno assorbito e riscritto il "codice genetico" della città trasformandola in un luogo ostile agli umani, i quali conducono un'esistenza di stenti sotto stretta sorveglianza: lavori rigidamente assegnati, coprifuoco, cibo razionato. In questo scenario l'ex rivoluzionario Finch viene assegnato alla polizia locale, naturalmente controllata dai grey caps: perseguitato dal suo fungino superiore, disperato spettatore della progressiva mutazione del suo collega ed amico Wyte (accidentalmente infettato da spore fungine e destinato prima o poi a trasformarsi in un orrendo ibrido), costretto a portarsi dietro una pistola fungale malfunzionante, il detective-fantoccio comincia a perdere l'iniziale convinzione di poter fare qualcosa per la sua specie condannata all'oppressione. I desideri di ribellione sopiscono e si fanno sempre più lontani, lasciando spazio ad una muta rassegnazione. Questo, finchè non gli capita per le mani un caso che potrebbe scuotere le fondamenta della dominazione: un uomo ed un gray cap vengono trovati morti in un appartamento in città, apparentemente caduti da una grande altezza direttamente nel salotto. Incuriosito dalla bizzarra scena del delitto, Finch comincia le sua indagini con l'aiuto degli unici amici rimastigli, una ex bibliotecaria ed il suo collega Wyte, controllato strettamente dal suo superiore fungino. Ben presto, le trame di un'enorme cospirazione emergono: da una parte John scopre che la costruzione di due enormi torri fungine nella zona del porto nasconde un terribile segreto, dall'altra si rene conto che la resistenza contro i grey cap è più attiva che mai, ed aspetta solo il momento buono per colpire. Da queste premesse decolla un'intricato intreccio che mescola stilemi tipici dell'hard boiled al delirio bio-fantascientifico, trascinando il lettore in un'atmosfera pesante, fatta di teorie della cospirazione e paranoia. L'autore Jeff Vandermeer è abile nel descrivere il delirio urbano di Ambergris e l'azione che vi si svolge, adottando uno stile "sensoriale" che facendo uso di frasi brevissime restituisce in poche pennellate gli scenari dal punto di vista del protagonista. Notevole la commistione di generi: dalla fantascienza, al noir, all'azione pura, al bio-delirio alla Cronemberg, Vandermeer si muove mantenendo uno stile "unico" pulito, coinvolgente, a tratti terribilmente opprimente. Ciononostante, non tutto funziona alla perfezione: l'intreccio assume ben presto dimensioni eccessive, trascurando un'adeguata presentazione dei molti personaggi che vi si muovono; a soffrirne sono ache l'immedesimazione ed il pathos, sostituiti da una vaga indifferenza ai drammatici avvenimenti probabilmente a causa di una mancata caratterizzazione dei molti comprimari. Anche il ritmo non è dei migliori: in seguito ad una partenza molto lenta, gli eventi si accastano nella seconda metà dell'opera con una velocità eccessiva, minando ancora una volta il coinvolgimento emotivo. Ben lontano dall'essere un'opera perfetta, Finch merita comunque di essere letto per l'incredibile atmosfera che lo permea e la notevole capacità dell'autore di districarsi tra una moltitudine di contaminazioni letterarie e cinematografiche. Dopo lo straordinario China Mieville, un altro autore in grado di dimostrare che la fantascienza può essere condotta lontano dai suoi clichè e funzionare come contenitore, come genere trasversale nel quale condensare stilemi ad essa del tutto estranei.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...