lunedì 9 novembre 2009

V - Recensione


Il 3 Novembre la ABC ha mandato in onda la prima puntata di V, un remake dell'originale serie di successo Visitors risalente all'83.
Per quanto io non abbia visto la serie originale, mi sono avvicinato con curiosità a questa nuova proposta: con Flashforward che sembra aver raggiunto una certa maturità ed autocoscienza (ma di questo parleremo presto in nuovo post), Lost all'imminente ultima stagione e Heroes che nonostante un quinto capitolo interessante è (sigh) sul baratro della cancellazione, ogni nuova serie di fantascienza non può che attirare il mio interesse, e riaccendere le speranze.
Purtroppo questo primo episodio si è rivelato una cocente delusione.
A ridosso di un incipit che non fa segreto di citare/prendersi gioco di Indipendence Day, con le immense navi che irrompono dal nulla in una giornata come tante altre, gli eventi prendono una strana piega: la pancia delle 29 navi madri che sovrasta minacciosa altrettante capitali mondiali si rimodella a schermo televisivo, ed in tutto il mondo riecheggiano le rassicuranti parole di Anna, la leader di qesta civiltà venuta da un altro mondo, che si rivela essere antropomorfa in una maniera quasi inquietante.
"Non abbiamo alcuna intenzione di farvi del male, ci troviamo lontani da casa ed in difficoltà, e sapremo ricompensare il vostro aiuto con la nostra avanzata tecnologia".
Queste tranquille parole, unite all'attraente figura umana femminile che le pronuncia con assoluta naturalezza scatenano in tutto il mondo un'ondata di entusiasmo e commozione: gli omini verdi non sono verdi, e guarda un po', non sono nemmeno cattivi!
Mentre i leader mondiali si raccolgono per dare il benvenuto ad Anna ed ascoltare le sue richieste, vengono delineati i personaggi principali, persone comuni che per un motivo o per l'altro si ritroveranno coinvolte nella vicenda.
Erica Evans (ovvero Elizabeth Mitchell, che molti ricorderanno come Juliet di Lost) è un agente dell'FBI sulle tracce di una cellula terrorista che accumula C4 per preparare un'attentato.
Suo figlio Tyler, un ragazzo che rimane affascinato dai V e matura una sorta di fanatismo per la loro natura apparentemente pacifica ed accomodante.
Chad Decker, brillante anchorman di una nota stazione televisiva, viene scelto da Anna per condurre un'intervista personale che si rivela molto meno trasparente di quanto previsto.
Padre Jack Landry, che nonostante trovi positivo il fatto che la sua chiesa sia gremita di nuovi fedeli che cercano risposte nella Parola, non riesce a non sentire una forte minaccia nell'avvento dei V.
Ryan Nichols, in procinto di sposarsi, si scopre essere un V sotto mentite spoglie.
Le loro storie personali si intrecciano sulla base di una sceneggiatura piena di buchi e passaggi poco credibili. Regia, recitazione, effetti speciali: tutto si attesta su un livello appena mediocre.
Persino la sequenza più importante e ricca di pathos, dove un V viene per la prima volta mostrato nella sua rettilea natura, riesce a fallire ed a rendersi poco più che ridicola.
Gli ascolti alle stelle, dovuti principalmente alla notorietà della serie originale ed al massiccio battage pubblicitario negli USA, sono giustificati solo dall'effetto novità; già oltremodo compromessa, difficilmente la serie riuscirà mai a salvarsi dall'involontaria comicità che la permea.
Se siete del tutto disperati ed a corto di serie da recuperare, V è pronto ad annoiarvi ed a farvi comprendere a fondo il significato delle parole "sfruttamento di un marchio famoso".
In caso contrario, guardatevi il pilot per farvi due risate e cambiate canale, qualunque cosa troviate sarà senza dubbio migliore.


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