mercoledì 5 maggio 2010

Alan Wake - Recensione

Dopo qualche annetto passato a recensire videogiochi, prima per hobby poi per mestiere, si può dire di averle viste (quasi) tutte. Certi schemi ricompaiono inesorabilmente, certi titoli trascinano offerte ludiche irrisorie senza un minimo di gusto nè criterio. Eppure, cosa deve FARE un videogioco? Deve divertire, deve intrattenere, deve portarti da qualche altra parta a fare quello che a casa tua non puoi fare.
Che si tratti di massacrare gli alieni cattivi o investire le vecchiette che vanno a fare la spesa. E' una terapia (catarsi è un termine che mi spaventa, mi fa venire in mente la tosse ed il liceo classico) per dimenticarsi per qualche ora di quanto sia pallosa la vita di tutti i giorni. Mi vengono in mente mille titoli così così usciti recentemente, da Dante's Inferno a Dead to Rights, premiati (giustamente) per quello che FANNO, ovvero spegnere il cervello e divertire. C'è un altro modo, viene da chiedersi? Si può fare del videogioco qualcosa di diverso, di migliore, di più "intelligente", che stimoli la fantasia, faccia venire voglia di mettersi a leggere o recuperare qualche vecchio film o serie TV, insomma qualcosa di più del semplice sparacchiare a tutto? Sì che c'è. Solo che è difficile, difficilissimo. Perchè il mercato non vuole la roba noiosa: il mercato vuole gli alieni cattivi, le tette grosse ed i fucili che fanno il culo. E non me ne tiro fuori, perchè a volte li vogliamo tutti, nessuno escluso, e negare il divertimento ad essi legato è semplicemente ridicolo. Però non SEMPRE e SOLO  alieni, tette e fucili. Ci può essere dell'altro. Qualche volta, c'è dell'altro. Alan Wake è un videogioco a metà: per metà si spara ai mostri cattivi, si corre, si bestemmia perchè si è sbagliato il salto e tocca caricare il livello. Ma l'altra metà è ben diversa: c'è una storia horror-supernatural discreta, forse non bellissima ma supportata da personaggi che lasciano qualcosa al loro passaggio. C'è un humour ben dosato, che senza esagerare a tratti fa davvero ridere. C'è lo stile inconfondibile di uno sceneggiatore fanatico del monologo, che in una storia dove il protagonista è uno scrittore ha davvero trovato la proverbiale "morte sua". C'è un'ambientazione che rimane nel cuore, tanto realistica da dare l'impressione nel ricordo di averla vista per davvero. C'è quell'ammiccante e gigiona struttura da serial TV che piace, è alla moda e funziona alla perfezione nel contesto. Insomma, forse come gioco vero e proprio non è perfetto, i combattimenti non sono memorabili e le fasi di guida fanno proprio schifo, ma la struttura narrativa e la caratterizzazione vanno proprio al cuore di questa riflessione. Alan Wake è un tentativo di dare al videogioco qualcosa di più: una vera sceneggiatura, dei personaggi tridimensionali non solo a vedersi, un carattere, un'atmosfera. Se in questo periodo avete voglia di tette ed alieni, lasciate proprio perdere. Se invece, come me, siete in un periodo in cui di Gears of War non se ne può più, fatevi trascinare da questo piccolo e coraggioso tentativo di portare il videogioco verso nuove direzioni, di variare un po' la ricetta, di conferirgli quella meravigliosa caratteristica in cui per ora il cinema e la letteratura primeggiano: di offrirne un po' per tutti i gusti, dalla cagata trash al prodotto un po' più denso di spunti.

1 commento:

  1. Venerdì la mia bella Limited finalmete arriverà nelle mie sgrinfie ... la curiosità di provarlo è al massimo dopo 5 anni di sviluppo non pretendo la perfezione in tutti gli aspetti ma almeno un "prodotto" (chiedo scusa per la definizione) che ti lasci il segno, un pò come con ICO, SOTC e come pre-antipasto di TLG !

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