Ho completato oggi il terzo capitolo di The Walking Dead, videogioco di Telltale ispirato alla serie a fumetti. E' bene precisarlo, perché, dato il successo che la serie TV sta avendo (con il primo episodio della terza stagione che ha infranto tutti i record e sorpassato persino Big Bang Theory), qualcuno potrebbe comprarlo pensando di trovarsi di fronte a un tie in, ma non è così.
L'avventura grafica di Telltale si ispira al fumetto, ricavandone il setting, alcuni personaggi noti (che tuttavia vengono solo citati, o appaiono a margine), e vi inserisce una sua trama inedita. Avvalendosi della collaborazione di Robert Kirkman, ideatore della serie a fumetti, gli sceneggiatori hanno messo insieme una bella trama, costellata da personaggi convincenti, dialoghi molto ben scritti (per un videogioco, poi, siamo a livelli stellari) e colpi di scena degni di questo nome.
Per quanto sia possibile acquistare tutto il pacchetto per circa 25 euro (su Steam nel mio caso, ma anche su Xbox Live e Playstation Network), gli episodi vengono rilasciati di due mesi in due mesi circa. Una decina di giorni fa è stato rilasciato il quarto, che inizierò a brevissimo, ma, ancora prima di vedere come andrà a finire, qualche considerazione mi sento di farla.
I videogiochi di rado mi coinvolgono a livello emotivo, come può succedermi ad esempio di fronte a un film, a una serie televisiva o a un libro. Non è una cosa carina da dirsi, per qualcuno che di videogiochi ci vive (e ci muore), ma è così. Quello che mi danno i videogiochi è un coinvolgimento differente, altrettanto intenso, ma ad un livello diverso. A parte rarissime eccezioni, non ho mai provato quel guizzo di "amore" o intenso "odio" per un personaggio di un videogioco, non in maniera pari a quello suscitato da film e romanzi. Probabilmente, essendo sostanzialmente un grande appassionato di narrativa (in ogni sua forma) soffro un po' quella generalmente superficiale che caratterizza il media del videogioco, sebbene, come accennato, sussistano delle rare eccezioni.
Una di queste è proprio The Walking Dead di Telltale, un'avventura grafica "punta e clicca" completamente in 3D. Alterna il gameplay classico del genere d'appartenenza a fasi leggermente più dinamiche, dove si "combatte" o si "spara" sebbene con controlli sempre contenuti e limitati. Ciò che rende davvero unico The Walking Dead è proprio la qualità della sceneggiatura e dei dialoghi. Importanti non solo in sé e per sé, ma perché generano attaccamento nei confronti dei personaggi. Questi ultimi, attenzione, non appartengono ai soliti cliché del videogioco, e anche del peggior cinema, quali "l'eroe riluttante", "il brutto e cattivo" e via discorrendo. Sono ben più credibili e sfaccettati, al punto che giocatori diversi potrebbero maturare simpatie e antipatie del tutto differenti. Persino il protagonista può piacere o meno, a seconda delle proprie affinità.
Il "trucco" di Telltale è dare al giocatore/spettatore il giusto tempo per maturare i propri sentimenti nei confronti dei vari personaggi, e poi dar via al tritacarne, mettendovi spesso in situazioni nelle quali dovrete decidere della vita e della morte dei vostri compagni di sventura. E qui veniamo all'altro elemento fondamentale del mix, ossia il potere della scelta. Non parliamo delle classiche 3 o 4 risposte dialogiche con conseguenze del tutto ovvie. Potendosi concentrare molto sulla narrativa, Telltale ha voluto osare un po' di più, proponendo una sorta di "memoria" per i comprimari più importanti, i quali ricorderanno cose che gli avete detto, oppure favori o scortesie fatti nei loro confronti. L'accumularsi di questi "positivi" e "negativi" scaturirà prima o poi in un certo risultato, spesso in una situazione di crisi o di particolare stress. E' un sistema molto riuscito ed interessante, e rende ancora più credibile il rapporto con i comprimari (e dolorose, o godibili, le loro dipartite, a seconda).
The Walking Dead mi ha coinvolto emotivamente come pochi, soprattutto in questo terzo capitolo, dove diversi nodi importanti della vicenda vengono al pettine.
Va da sé che lo consiglio a chiunque voglia provare un gioco un po' diverso, ovviamente affiancandovi una minima affinità con le avventure grafiche e un briciolo di passione per le tematiche zombie (ma, di questi tempi, a chi non piacciono?).
Per quanto sia possibile acquistare tutto il pacchetto per circa 25 euro (su Steam nel mio caso, ma anche su Xbox Live e Playstation Network), gli episodi vengono rilasciati di due mesi in due mesi circa. Una decina di giorni fa è stato rilasciato il quarto, che inizierò a brevissimo, ma, ancora prima di vedere come andrà a finire, qualche considerazione mi sento di farla.
I videogiochi di rado mi coinvolgono a livello emotivo, come può succedermi ad esempio di fronte a un film, a una serie televisiva o a un libro. Non è una cosa carina da dirsi, per qualcuno che di videogiochi ci vive (e ci muore), ma è così. Quello che mi danno i videogiochi è un coinvolgimento differente, altrettanto intenso, ma ad un livello diverso. A parte rarissime eccezioni, non ho mai provato quel guizzo di "amore" o intenso "odio" per un personaggio di un videogioco, non in maniera pari a quello suscitato da film e romanzi. Probabilmente, essendo sostanzialmente un grande appassionato di narrativa (in ogni sua forma) soffro un po' quella generalmente superficiale che caratterizza il media del videogioco, sebbene, come accennato, sussistano delle rare eccezioni.
Una di queste è proprio The Walking Dead di Telltale, un'avventura grafica "punta e clicca" completamente in 3D. Alterna il gameplay classico del genere d'appartenenza a fasi leggermente più dinamiche, dove si "combatte" o si "spara" sebbene con controlli sempre contenuti e limitati. Ciò che rende davvero unico The Walking Dead è proprio la qualità della sceneggiatura e dei dialoghi. Importanti non solo in sé e per sé, ma perché generano attaccamento nei confronti dei personaggi. Questi ultimi, attenzione, non appartengono ai soliti cliché del videogioco, e anche del peggior cinema, quali "l'eroe riluttante", "il brutto e cattivo" e via discorrendo. Sono ben più credibili e sfaccettati, al punto che giocatori diversi potrebbero maturare simpatie e antipatie del tutto differenti. Persino il protagonista può piacere o meno, a seconda delle proprie affinità.
Il "trucco" di Telltale è dare al giocatore/spettatore il giusto tempo per maturare i propri sentimenti nei confronti dei vari personaggi, e poi dar via al tritacarne, mettendovi spesso in situazioni nelle quali dovrete decidere della vita e della morte dei vostri compagni di sventura. E qui veniamo all'altro elemento fondamentale del mix, ossia il potere della scelta. Non parliamo delle classiche 3 o 4 risposte dialogiche con conseguenze del tutto ovvie. Potendosi concentrare molto sulla narrativa, Telltale ha voluto osare un po' di più, proponendo una sorta di "memoria" per i comprimari più importanti, i quali ricorderanno cose che gli avete detto, oppure favori o scortesie fatti nei loro confronti. L'accumularsi di questi "positivi" e "negativi" scaturirà prima o poi in un certo risultato, spesso in una situazione di crisi o di particolare stress. E' un sistema molto riuscito ed interessante, e rende ancora più credibile il rapporto con i comprimari (e dolorose, o godibili, le loro dipartite, a seconda).
The Walking Dead mi ha coinvolto emotivamente come pochi, soprattutto in questo terzo capitolo, dove diversi nodi importanti della vicenda vengono al pettine.
Va da sé che lo consiglio a chiunque voglia provare un gioco un po' diverso, ovviamente affiancandovi una minima affinità con le avventure grafiche e un briciolo di passione per le tematiche zombie (ma, di questi tempi, a chi non piacciono?).
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