sabato 28 gennaio 2012

Uncharted 3 - Recensione

Ho sempre avuto qualcosa di ridire sulla saga di Uncharted, nonostante la quasi unanimità dei consensi. Il primo l'avevo trovato divertente solo fino a metà e le infinite sparatorie del seguito mi avevano portato a prendermi una lunga pausa verso la tre quarti.
E' dunque con discreto scetticismo che mi sono avvicinato al terzo capitolo: di certo, mi ha soddisfatto e divertito molto più dei predecessori, ma non senza qualche grossa riserva.
Il pregio più evidente di questo terzo capitolo è un bilanciamento più curato tra fasi d'azione e narrative/esplorative, un qualcosa che alla saga è sempre mancato. Sembra che Naughty Dog abbia finalmente compreso che, nonostante gli intrecci siano sempre piuttosto "leggeri", la qualità della narrazione è imprescindibile per questo brand. 
Tra flashback e colpi di scena, L'Inganno di Drake riesce a mantenere alta l'attenzione per la quasi totalità della sua durata, dando finalmente un po' più di spazio a un personaggio dal notevole potenziale, Sully. La spalla comica (e paterna) di Nathan viene finalmente lasciata libera di esprimersi e tutto lo svolgimento ci guadagna.
Peccato però che nel frattempo si siano completamente dimenticati del "triangolo amoroso", divertente nel predecessore, che qui viene del tutto ignorato.
Più in generale, per quanto qualche sforzo sia evidente, l'ultimo quarto abbondante di avventura non riesce a valorizzare le ottime premesse, sprecando soprattutto la carismatica villain e proponendo un finale davvero poco incisivo.
Dal punto di vista del gameplay, come dicevamo, il bilanciamento tra i vari elementi della formula è stato  migliorato, con un'enfasi nettamente inferiore sulle sparatorie a favore dei momenti legati all'esplorazione e alla soluzione dei semplici enigmi. Per quanto si tratti di fasi di gioco al limite del passivo, dove ci si trova più nella parte degli spettatori che dei protagonisti, l'eccezionale ricchezza dei setting, la coreografia delle scene d'azione e il modo in cui si intersecano al giocato riescono sempre a tenere lontana la noia, regalando persino qualche momento di totale gioia visiva.
Personalmente, trovo che una tale creatività risulti tuttavia quasi sprecata quando affiancata ad un gameplay tutto sommato piatto e ripetitivo, che di rado si concede divagazioni dalle sparatorie e dal parkour. Ancora una volta, Uncharted è un videogame che si "fa giocare" troppo poco e in maniera troppo piatta, che colpisce l'occhio ma non il cuore del videogiocatore, che lascia bei ricordi sì, ma troppo simili a cartoline.
L'impegno richiesto è scarsissimo, il coinvolgimento assolutamente relativo. L'esemplificazione di tale concetto è la sequenza dell'aereo: regia e coreografia sono notevoli, ma il coinvolgimento del giocatore assolutamente relativo.
Con qualche ulteriore riserva relativa ai controlli, ancora poco ottimizzati in particolare negli scontri corpo a corpo, con le sue nove ore scarse di durata Uncharted 3 mi ha divertito e impressionato con il suo comparto visivo, ma coinvolto molto poco.
Ancora una volta, un'esperienza perfetta per chi cerca l'eye candy e un intrattenimento paragonabile ad un giro sull'otto volante: ci si siede e ci si fa trasportare lungo i binari. Un gran bel giro, intendiamoci, che tuttavia non chiede grande contributo da parte del fruitore, tradendo sostanzialmente la sua natura di video-gioco

2 commenti:

  1. D'accordo quasi su tutto. Forse sì, Uncharted è un po' come un giro sulle giostre in cui non devi far altro che tenerti e goderti l'alta velocità. Secondo me avrebbero dovuto giocare di più sugli enigmi, che almeno richiedono sempre un tot di ingegno e ti fanno sentire molto più partecipe rispetto alla usuale scalata "su binari". Ma capisco che con troppi enigmi poi avrebbero minato la fluidità della "pellicola" e non sarebbe stata la corsa col fiato sospeso che piace tanto. Quindi boh, è un equilibrio complesso.

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  2. Senza dubbio è complesso, molto, ed è un equilibrio che entra in gioco ogni volta che si crea un action-adventure, dove storia, azione, esplorazione e qualche puzzle dovrebbero costituire le colonne portanti dei contenuti. Uncharted alla fine finisce per bearsi forse un po' troppo delle sue incredibili qualità tecniche e finisce per trascurare un po' gli aspetti più ludici della vicenda, a volte limitando moltissimo l'interattività, a volte presentando controlli non proprio raffinati (vedi le risse).
    Capisco peraltro che ci sia un pubblico che vuole esattamente questo, giochi più "semplici" che si facciano quasi guardare come dei film. Io preferisco un po' più di bilanciamento, anche perchè un gioco che vuole farsi film allora dovrebbe davvero, perlomeno, avere una sceneggiatura complessa e ben strutturata.

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